martedì 19 maggio 2015

Favola dei Diritti Acquisiti? No, protèrvia.

L'editoriale di ieri 18 Maggio a cura di Alessandro Penati -Economista e professore di scienze bancarie alla Cattolica di Milano- sulle pagine di Repubblica ha dello sconvolgente. Egli, scaltro, esordisce in prima pagina con:
"Da più di vent'anni gli interessi dei giovani, di chi lavora, degli imprenditori, sono sacrificati sull'altare dei Diritti Acquisiti."
Formuletta che, pronta, fa scattare a prescindere dal seguito: indignazione, stupore, i macome, gli eccoperché e via discorrendo.

Nel Prosieguo, secondo il Noto Economista, la ragione che porta cotanto stupore, scaturisce dalla sentenza della Corte Costituzionale circa la mancata indicizzazione delle pensioni il cui importo lordo venga a superare di tre volte l'importo lordo minimo. A suo avviso infatti se quella sentenza è mirata a riconoscere un Diritto "Acquisito" -è importante insistere, a quanto si legge, su *Acquisito*- che pare violato verso una precisa categoria di cittadini, allora, per estensione, li viola altresì tutte le volte in cui vengono aumentate le tasse sulla casa "acquistata con i risparmi di una vita" (lacrima), o perché aumenta i contributi verso i lavoratori autonomi (poveri) o perché ancora (machiavellico) ove dovesse aumentare l'inflazione coloro che hanno investito in BTP vedono ridursi il "potere d'acquisto del risparmio". Incredibile. 

Peccato che l'Illustre Economista scordi non solo che tra coloro potrebbero comunque esserci, lavoratori autonomi a parte (poveri), anche alcuni pensionati ma, e soprattutto, i suoi esempi sono destituiti d'ogni valore poiché i casi cui va riferendosi hanno attinenza col prelievo fiscale o con un aumento dell'inflazione, eventi erga omnes. Altra cosa, visto che gli è caro l'esempio della casa "acquistata con i risparmi di una vita" (lacrima) sarebbe anzi è come se dopo un certo periodo dall'acquisto, lo Stato dicesse all'acquirente: "Sai che c'è? Mi prendo una stanza" perché questo è quel che accadrebbe se allo Stato venisse concesso di togliere quanto spetta a un tizio (ricco o povero) che ha pattuito attraverso la normativa vigente *quel* trattamento pensionistico.

Il Sommo Economista dimentica che lo Stato deve garantire quanto pattuito non perché Diritto Acquisito com'egli si perita di sottolineare una riga sì e l'altra pure come se tale "Acquisizione" avesse del divino e dunque giusto perché concesso da Dio, debba essere intoccabile ma perché al momento di pattuirlo lo Stato, due conti, dev'esserseli pur fatti, diversamente avrebbe potuto dire "No, non posso lasciarti andare in pensione perché potrebbero venire a mancarmi i soldi che ti devo" e in tal guisa modificare i criteri di accesso alla pensione.

Il Sublime Economista ha ragione nel minacciare l'insolvibilità dello Stato che fallisce ma questo ahinoi varrebbe per tutti e anche per il welfare. D'altronde qual è quella azienda che concordato uno stipendio con un lavoratore viene a dirgli a posteriori, ferme restando le commesse, gli introiti, grosso modo il numero dei dipendenti, le uscite, le perdite: "eh mi dispiace ma ti riduco lo stipendio perché ripensandoci ti do troppo".

Già perché il Magnifico Economista scorda che sulle pensioni come sui redditi di tutti gravano imposte che nel corso degli anni sono aumentate in modo vergognoso. Mi riferisco, in particolare, alle Addizionali Regionali e Comunali IRPEF e dunque stipendi e pensioni vengono ridotti di conseguenza ma mentre i primi in qualche misura fruiscono se non dell'indicizzazione almeno degli scatti di anzianità, le seconde -chissà perché eh prof. Penati- no, né secondo lui gli aventi diritto dovrebbero permettersi di chiederlo.

Nei prossimi giorni provvederò alla disamina giuridica ma prima sarà mia cura scrivere alla Consulta suggerendo loro -facendo mie le istanze del sig. Penati- di visitare il sito della Corte Suprema statunitense già perché sempre secondo penati loro sì che sanno scrivere le sentenze. Sì loro, quelli che quando nel Diritto Romano si discettava tra ius civile e ius gentium, erano usi battersi il petto conquistando le loro belle a colpi di clava.

venerdì 15 maggio 2015

La stessa pasta

La cosa più difficile dopo circa sei anni, è trovare il coraggio, nemmeno la voglia, no, proprio il coraggio, di riprendere un discorso interrotto senza una precisa ragione. La cosa che tuttavia suscita -almeno in me- un certo disagio, specie nel rileggere alcuni degli ultimi post allora pubblicati, è che se lo scenario mondiale, europeo e nazionale ha subito in sei anni veri e propri stravolgimenti, l'alveo entro cui sgomita e vivacchia la politica italiana, più o meno, è rimasto tale, un Parlamento destituito d'ogni autorevolezza a cura di un manipolo uso a maramaldeggiare.

Riprendo questo blog il giorno successivo alla presentazione da parte del Presidente del Consiglio (assurto per chiamata diretta dal precedente Capo dello Stato nemmeno a formare un governo tecnico, ma così, per simpatia), della riforma scolastica. Il dr. Renzi, utilizzando una lavagna e il gesso come la sua maestra Eda a Rignano sull'Arno, ha farfugliato 5 punti di cui, son certo, egli stesso, per primo, ha stentato a comprendere in che cosa davvero essi consistano.

La disamina puntuale richiede tempo ma la chicca scritta e più volte ripetuta a voce (tale quindi da non potersi definire banale refuso) della "cultura umanista" usando il sostantivo in luogo dell'aggettivo, che anche a orecchio suona stonato, la dice davvero lunga. Quella Cultura Umanistica a cui intendeva riferirsi e che non gli è propria, è la stessa che porto il suo degno mentore Silvio Berlusconi a definire la mai troppo compianta Margherita Hack: un'astrologa. La stessa pasta.

[foto: Emergenza Educativa di Mauro Biani Pagina - per Il Manifesto]

mercoledì 7 ottobre 2009

E venne il Super Pares


Scrivo queste poche righe senza sapere quale potrà essere la decisione della Consulta in merito al cosiddetto Lodo Alfano. Le scrivo cercando di moderare tanto l'impeto quanto la rabbia. Rabbia -sia chiaro- non per esser dovuti scender tanto in basso nella scala dei valori e degli ideali ma per quanto m'è toccato sentire.

Non posso commentare la tesi dell'avvocato Ghedini che vuole tra il resto la disomogenea applicazione della norma ancorché di questa (la norma) non venga meno la validità erga omnes. E' senza dubbio una tesi ardita che vorrei poter conoscere nel dettaglio. Mi trova invece più d'accordo quando sostiene che il congelamento dell'iter giudiziale (senza quindi il rischio che il reato cada in prescrizione) e la sua non ricorrenza (si applica solo una volta e quindi qualora la carica venisse rieletta dovrebbe sottoporsi al giudizio) non sottraggono alcuno degli obblighi che un inter giudiziario comporta. Nulla di ciò, onestamente, mi piace sul piano etico ma finisce qui perché mi sentirei di avallare la tesi sul piano squisitamente costituzionale.

Ciò che invece mi ha provocato numerosi conati di vomito è stato sentire l'avvocato Pecorella dire testualmente ""...la nuova legge elettorale fa del Presidente del Consiglio un unico organo eletto direttamente dal popolo riconducibile alla sovranità popolare..."" Al riguardo ha anche sostenuto ch'egli possa venir considerato, rispetto agli altri ministri, un: "primus super pares". Ora che il cursus honorem dell'avvocato Pecorella lasci chiaramente intendere come la sua visione del diritto pubblico sia per l'appunto solo sua al punto che con candore anche politico ebbe a dire (9.10.2004): ""È vero, sono state fatte leggi funzionali a determinati processi. Abbiamo fatto il lodo Schifani, poi dichiarato incostituzionale e che in effetti in qualche parte lo era, per consentire a Berlusconi di governare"" è un fatto. Che tuttavia la scorsa notte, non visto, egli abbia modificato l'impianto Costituzionale, mi permetterei di dubitare.

Pertanto è bene per tutti rammentare che:
- il Presidente della Repubblica (e solo lui) nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri (2 comma dell'art. 92 della Costituzione italiana);
- il Presidente del Consiglio dei Ministri (o Primo Ministro ma certamente non "premier" come viene erroneamente chiamato) è un "Primus Inter Pares" 'primo fra pari' e ciò perché è il Capo dello Stato che lo rende tale tra i ministri ch'egli andrà a scegliere. Il Primo Ministro, avvocato Pecorella non è riconducibile ad alcuna volontà popolare.

Se sciolte queste Camere il Presidente volesse dare un mandato esplorativo alla formazione di un nuovo Governo a Tremonti ovvero a Fini ovvero a Calderoli (guardi cosa mi fa scrivere) non solo rispetterebbe il dettato della Costituzione ma anche la sovranità popolare e la rispetterebbe fin anche se quel mandato lo affidasse a persona di provata capacità vicino alla maggioranza ma non necessariamente figura politica (nel nostro caso il Governatore Draghi). In conclusione avvocato Pecorella si affidi, la prego, alla coltivazione delle mela cotogna e lasci stare il Diritto Costituzionale, il compianto Costantino Mortati, il mio stomaco e il Paese. Gliene renderemo merito.

[la foto mostra Costantino Mortati - giurista e costituzionalista - tra i più autorevoli giuristi del novecento - 27.12.1891 # 25.10.1985]

martedì 8 settembre 2009

No Mike non siamo Allegri


Scaricato quando la fagocitante macchina dell'avanspettacolo e dell'ignoranza ha ritenuto non facesse ulteriormente comodo, Mike Bongiorno aveva ritrovato in Sky e, in verità, in un altro genio par suo: Fiorello, la voglia di innovare, fare, costruire. Mi colpì proprio una frase di Fiorello che di lui disse: "Parla usando il tempo futuro".

Grazie Mike Bongiorno per aver camminato con me nella storia della televisione e della mia vita. Grazie per le infinite lezioni di stile (e di inglese) e grazie, ebbene sì, per avermi fatto sorridere ma mai ridere. Di lui Umberto Eco capì tutto negli anni '70 con la "Fenomenologia di Mike Bongiorno" che se è l'elegia dell'uomo medio non è detto -e certamente non lo disse Eco- che mediocre debba essere colui che di quel profilo ne traccia il carattere accentuando i difetti.

La macchina che in questo Paese vuole sia vecchio colui che a quarant'anni o cinquanta cerca lavoro e infatti non lo trova, che vuole si guardi al Giappone o ovunque il manager medio non superi il mezzo secolo convinti che abbia già potuto acquisire tutto il bagaglio necessario per poter svolgere compiti dirigenziali avendo qual sottoposti ultracinquantenni ché giammai, al contrario, si pensa di pensionare, quella stessa macchina dicevo, mise in un cantuccio Bongiorno in RAI. Analogamente lo fece non più tardi di un anno fa Mediaset.

L'ultima volta che lo vidi in TV non mandò a dire all'attuale Presidente del Consiglio di questa Repubblica delle banane, di essere, lui e suo figlio ma soprattutto lui che cercava telefonicamente invano, poco serio. Oggi, naturalmente e come già fece alla morte di Enzo Biagi, il Presidente del Consiglio si affretta a tesser lodi di Mike Bongiorno. Avevi ragione Mike, è poco serio ma tu, ora, non potrai che sorriderne sciando sulle nuvole nell'abbacinante blu di un cielo infinito.

[la foto -fonte La Stampa.it mostra Mike Bongiorno mentre saluta]

giovedì 6 agosto 2009

Ci son notizie e notizie


La scorsa giornaliera dei titoli che riempiono -si fa per dire- le scarne edizioni dei quotidiani, passa da quei cialtroni che per potersi riconoscere han bisogno spicchi nel loro quotidiano vestire un colore quando basterebbe aprissero bocca per immediatamente ahimé riconoscerli nonché tra essi riconoscersi, al quotidiano mesto incedere tra frizzi e lazzi da spiaggia come l'aumento dei prezzi dei carburanti, i molti rimasti senza lavoro e -più in generale- gli sconfortanti dati che emergono dal mondo del lavoro nonostante "tutto lasci intendere si proceda verso la luce", ci racconta chi, con molti denti, troppo sorride e troppo scherza, a voce alta, come tutti coloro -idioti- che credono nessuno si accorga del loro meschino agire e di quanto la realtà sia diversa.

In questo quadro desolante e tristo dove qualcuno ancora crede possano aver luogo cerimonie volte a celebrare l'unificazione dell'Italia quando sappiamo bene che quest'Italia a certuni andrebbe meglio divisa, separata, troncata, moncata, derisa, vilipesa, sbeffeggiata perché questo sarebbe l'unico modo affinché possano giusto in pochi fruire delle poche risorse naturali e industriali del Paese senza dover dunque spartire, condividere, mettere a parte, render partecipi i molti che al contrario in questo Paese credono e lavorano, in questo quadro, dicevo, mi ha molto colpito Matteo.

Matteo è nato cardiopatico, ha subito molteplici interventi e tuttavia come tutti i bimbi, ancorché lui a fatica, cresce. Cresce e adora le macchinine (come le adoravo io), fa "brum brum" come tutti i bambini per simulare il rombo del motore e come tutti i bimbi fotografati nel gioco, ci sorride da quell'istantanea scattata a sua altezza come tutte le foto prese ai bambini dovrebbero essere. Matteo avrebbe compiuto 26 mesi due giorni fa ma, in braccio alla mamma che lo cullava perché si sopisse, ha appoggiato il testolino sulla sua spalla e si è addormentato per sempre. Un angioletto volato in cielo senza che la vita cominciasse a sorridergli.

Queste sono le notizie che colpiscono e fanno tanto male, le altre, quelle inerenti alle gesta di quattro cialtroni devono solo muover un sorriso di compassione.

[la foto, fonte lastampa.it, mostra Matteo sul suo triciclo]

giovedì 16 luglio 2009

Io come Grillo ?


Come scrissi su questo blog sin dallo scorso Marzo quando la mia pareva più una provocazione o un'opinione bislacca, il solo leader possibile (cfr. QUI) perché il Partito Democratico possa ancora sperare di sopravvivere senza dover venir completamente disfatto per poi essere nuovamente costituito (ancora !) con altro nome, simbolo e soprattutto uomini, è Ignazio Marino.

Quando la motivazione della propria opinione è seriamente fondata, il veder fra l'altro realizzarsi almeno il presupposto perché quanto immaginato possa avverarsi, non basta, da solo, il sostegno ideale verso il proprio candidato, ma occorre mettere in gioco anche il proprio personale impegno. A tal proposito e tenuto altresì conto che entro il prossimo 21 Luglio occorre consegnare 2.000 firme di iscritti al PD a sostegno della presentazione del candidato e che chi si dovesse iscrivere oltre il 21 Luglio non potrà essere ammesso al voto, ho ritenuto corretto lo scorso 14 Luglio dar forma al mio impegno provvedendo alla richiesta di iscrizione online.

Dopo qualche istante una procedura di risposta automatica provvedeva al ringraziamento di rito e alla prima inquietante affermazione che asseriva come, nelle *prossime settimane*, il circolo territoriale di appartenenza avrebbe provveduto a contattarmi? Settimane ?!?!? Sarà meglio lo contatti io mi son detto. Sul sito esiste un motore che in pochi istanti, in funzione della località di residenza non è difficile individuare (anche in virtù della propria circoscrizione di appartenenza) il pertinente circolo. Chiamatolo una gentile voce messa a disposizione dalla Telecom avvertiva che il numero è inesistente. Cercatolo sulle pagine bianche... Nulla. Torno sul sito che consiglia di contattare il ""relativo Coordinamento Provinciale, entro e non oltre il 21 luglio 2009."" Ogni possibile ricerca in rete del coordinamento provinciale (Torino) del partito democratico è risultata vana... A questo punto ricordo che nell'email inviatami c'è l'indicazione di un numero pseudo verde. "Pseudo" perché in uno al numero viene anche chiaramente indicato come questo sia soggetto al costo di una chiamata urbana. Ho chiamato a ore diverse e sempre c'è una voce -gentile- che avverte con queste parole ""Al momento il servizio non è attivo vi preghiamo di richiamare"". Richiamare quando?

Avete mai visto una banca che elenchi le proprie Filiali in modo generico con numeri di telefono inesistenti? Avete mai visto un'azienda, un'associazione, un circolo che vi indichi un numero verde (che poi tanto verde non è) inutile con una voce registrata che si fa beffe invitandovi a richiamare senza alcun'altra indicazione su quando e come? Avete mai visto un'organizzazione che dovrebbe essere una macchina da guerra dare delle indicazioni generiche senza che vi sia modo, in pratica, di contattarla? Un partito che abbia bisogno di voi come del mare il pesce ma che in pratica gli importi nulla se ci siete o meno?

Il Partito Democratico potrà anche infischiarsi di avere un tesserato in più ma di sicuro ha bisogno di essere rifondato a nuovo da persone serie, competenti e anche umili.

[la foto mostra il Senatore Ignazio Marino col camice da chirurgo]

martedì 23 giugno 2009

Un pover'uomo


Non fosse per il logo qui a sinistra che nel raffigurare il Tg1 Rai già anticipa parte di questo contenuto mi verrebbe da chiedere ai pochi lettori di questo blog: secondo voi, qual è quel telegiornale magari nazionale, magari di una tv di stato, magari delle 20 che liquida in *28 secondi* (diconsi ventotto secondi) la notizia che il Paese è stato letteralmente tagliato in due da un incidente ferroviario? Qual è quel telegiornale che tace del ritardo di 17 ore (diconsi diciassette ore) di un Aereo di linea Air One (che qualcuno ha avuto interesse a far migrare in Alitalia sin a dover oggi considerare la compagnia aerea di un fallito la compagnia aerea nazionale) tra Roma e Torino, tra domenica e lunedì? Qual è? E qual è infine il telegiornale il cui direttore si permette di definire "chiacchiericcio" un'inchiesta della magistratura di questa Repubblica?

Nel 1996 Giulio Nascimbeni sul Corriere della Sera ebbe a coniare il termine "Minzolinismo" per definire ""Forma di giornalismo che si basa sulla raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici, senza alcuna verifica delle informazioni raccolte"". Ci pensi prode paladino del nulla e consideri che l'accordo fraudolento di due parti a danno di una terza (ove le due parti sono lei e chi impersona il potere mentre la terza siamo noi col diritto di venire informati), si definisce, nel nostro ordinamento giuridico: "Collusione". Ci pensi pover'uomo.

martedì 16 giugno 2009

Cronaca di un incontro


Chiunque conosca almeno un poco dei modi e del costume della società Americana, sa anche come, per il popolo d'oltreoceano e fin il loro Presidente, sia alquanto comune definire "amico" anche il garzone del lattaio che al mattino gli consegna il prezioso alimento in uno con un quotidiano che contiene almeno venti pagine e due inserti di pubblicità.

Del resto e ancora una volta qualora ve ne sia bisogno, il nostro ha subito mostrato il suo vero volto: prepotente con gli umili, debole coi potenti. Scendendo dalla poderosa berlina statunitense (pare gli sia stato sconsigliato portar seco la vecchia Audi anche per non offendere un Paese che bene o male qualche auto in proprio ancora la produce, come noi insomma). Scendendo dunque dall'imponente berlina Americana, dicevo, ha trovato ad attenderlo una gentile signora incaricata di accompagnarlo dal Presidente. La signora, sorridendo, gli ha teso la mano e lui, il Presidente galantuomo, soppesando da uno a dieci che la signora, nell'insieme delle cariche là rappresentate, doveva contare tre, le ha dato sì la mano guardando altrove (comportamento di rara maleducazione).

Durante la conferenza stampa nonostante il fido Direttore Generale nonché padrone assoluto della Rai: Vespa, si affrettasse ad attribuire al Presidente di tutti meno me, quelle rare capacità che gli statisti di Macherio da tempo gli vanno riconoscendo senza che tuttavia il resto dell'umanità, ahimé, se ne accorga, la ripresa in questione e l'organizzazione tenevano, pare, in unico conto, il Presidente Obama anche perché l'altro, pur comprendendo la salivazione azzerata e il fare umile per una debolezza di pensiero evidente anche a un topo, argomentava con frasi fatte, ampia gesticolazione, frasi a effetto di grande impatto sul capo dell'amministrazione precedente: Bush (anche perché legati dallo stesso cervello), ma direi meno sull'attuale.

In conclusione e dopo ampi cenni di assenso il Presidente del Consiglio è stato velocemente scaricato anche perché stava entrando alla Casa Bianca il campione della NBA (National Basketball Association) King James al secolo LeBron James verso il quale gli Americani e il loro Presidente nutrono più interesse e stima che non a un vecchio puttaniere.

[L'immagine mostra il Vessillo Nazionale (per la cui difesa e onore, sempre lo ricordo, in molti diedero la vita) con, purtroppo, al centro, il bollino blu di una nota marca di importazione banane]

venerdì 5 giugno 2009

Frizzi e lazzi all'Asinara


Giungono in rete attraverso El Paìs (il noto quotidiano spagnolo) alcune delle fotografie scattate da Antonello Zappadu: il fotoreporter accusato di aver violato alcuni aspetti della vita privata del presidente del consiglio. Il mio caro e giovane amico Luca (*) manifestando il suo disgusto, richiama a tal proposito l'episodio raccontato dal giudice Antonino Caponnetto -fondatore del pool antimafia-.

Caponnetto, in un articolo per il periodico SudOvest amaramente ricorda che nel 1985 ""Per quel soggiorno all’Asinara, Falcone e Borsellino [trasferiti nel giro di pochissime ore e per quindici giorni su segnalazione fondata di probabile attentato] dovettero persino pagare le spese di soggiorno per loro e le loro famiglie.” Del resto, non prevedendo la Contabilità Generale dello Stato, alcuna forma di “regalia”, venne al riguardo emessa regolare quietanza per i giorni di permanenza nella foresteria di Cala D’Oliva. Nulla da eccepire.

Già, nulla da eccepire se non che l'immoralità non tanto di colui che tra le sue mura (allargate prima della pertinente legge), può far lo schifo che crede ma per l'utilizzo che costui fa del denaro pubblico, dell'immagine di sé ch'egli propugna come diamantina di fronte alla bandiera (quando non si appisola), alla nazione e a Dio. L'immoralità di chi vorrebbe metter a tacere i suoi vizi per mezzo dei suoi sgherri.

A noi non è dato di vedere e di (ahimè) leggere ma sappiate che il meschino viene citato all'estero come pubblicità comparativa al peggio (Svezia e Olanda), quando non viene altresì deriso (Germania) e, con lui, il nostro Paese... Il Paese per cui i citati Falcone e Borsellino morirono, quello per la cui bandiera son morti in migliaia prima che Bossi, col vessillo nazionale, non minacciasse di pulirsi il culo. Povera Italia.

(*) - futuribilepassato
(**) - l'immagine mostra i Giudici Falcone e Borsellino - "Perché quel sorriso viva per sempre"

mercoledì 20 maggio 2009

La legge delle starlette

I telegiornali, tutti i telegiornali -escluso Sky Tg24- di tutte le reti televisive italiane, lo scorso 17 Febbraio 2009 giorno in cui venne emessa la sentenza di condanna a 4 anni e 6 mesi di detenzione per Donald David Mills Mc Kenzie, circa il reato di falsa testimonianza e corruzione, han trovato di meglio da trasmettere. C'era la schiacciante vittoria del candidato del PdL alla carica di Governatore della Sardegna, c'erano le contestuali dimissioni dal PD di Walter Veltroni e c'erano, naturalmente, molte altre notizie degne di maggior nota che non la condanna dell'avvocato Mills.

In calce, per chi lo desidera riporto i fatti salienti secondo cui per i giudici della decima sezione del Tribunale di Milano, l'avvocato Mills è colpevole.

Come detto alla lettura della sentenza, le motivazioni sarebbero state depositate entro 90 giorni dal 19 Febbraio e ieri (non attendendo altri 20 giorni come suggerisce l'avvocato La Russa che con buona evidenza o non ha sentito la lettura di quella sentenza o non si ricorda che il disposto della sentenza va rispettato nel suo complesso), ciò è avvenuto.

Ieri sera era davvero divertente osservare con quale dovizia di particolari e orologiaia precisione le reti Mediaset mostravano gli accadimenti torinesi circa le manifestazioni di alcuni facinorosi (non tutti gli studenti) al corteo contro il G8 dei rettori. Le testate giornalistiche vicine (o di proprietà) del presidente del consiglio, su internet prima e su carta poi, hanno dato ampissimo risalto a quelle manifestazioni spesso scordando che quelli erano certamente deliquenti ma generalizzando verso tutti gli studenti è delinquere in pari misura. Torino in prima pagina. "La città in stato d'assedio", "Torino blindata"... Strano, lo scorso fine settimana, alla Fiera del Libro, sono transitati premi Nobel, scrittori di ogni caratura, personaggi dello spettacolo, delle arti, scienziati e... 310.000 visitatori, ma nulla. Su quelle reti (ma anche sulle reti nazionali) il silenzio sembrava d'oro. Come mai dunque, ora, tanta attenzione verso la Prima Capitale d'Italia? Non sarà che tanto interesse fosse più che altro volto a nascondere, sminuire, far passare in secondo piano le deposizione della motivazione della sentenza di cui sopra?

Ecco quindi che assistiamo a un classico esempio di informazione pilotata quando non distorta o peggio, alterata (Studio Aperto stamane che cita dell'assoluzione di Berlusconi. Si riferivano forse al peccato che vuole non venga desiderata la donna d'altri o più semplicemente aveva rubato la nutella al più piccolo dei suoi figli).

In qualsiasi Paese non delle banane, non da operetta e nemmeno particolarmente sensibile a difendere il regime delle starlette così preziose da render loro omaggio ai compleanni, non solo si renderebbe merito a tutte le inziative, specie quelle a matrice culturale come la Fiera del Libro ovunque svolta ma, e direi soprattutto, si procederebbe veloci a consegnare nelle mani del Presidente della Repubblica il mandato affinché affidi ad altri il compito di esplorare la possibilità circa la formazione di un nuovo Governo ovvero sciolga le Camere e si torni alle urne.

Come? Il presidente del consiglio si dimette? Si torna a votare? No, non mi son spiegato. Io parlavo di un Paese serio. Non del nostro.

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L'avvocato Mills, per sua stessa ammissione (ancorché in parte goffamente ritrattata), sostenne di aver ricevuto 600.000 dollari da Carlo Bernasconi quando questi era Presidente della Medusa Film, quale compenso per aver tra il resto testimoniato il falso nel processo per corruzione alla Guardia di Finanza (circa le tangenti ricevute da Fininvest) e nel processo dei fondi neri All Iberian (circa i falsi bilanci Fininvest e gli illeciti finanziamenti al Partito Socialista di B. Craxi). Per far breve una lunga storia che si può leggere QUI sembra che l'avvocato Mills abbia reso un bel servigio all'attuale presidente del consiglio il quale, grazie a Mills, alla prescrizione del reato nonché a leggi che guarda caso si son rivelate utili (falso in bilancio), ha sinora evitato la prigione. Per poco ancora ci auguriamo.

sabato 2 maggio 2009

La Ferrarina...


Si ricorda signor Presidente del Consiglio quando nel corso di una delle sue apparizioni sempre senza contraddittorio, per carità, a quella perla televisiva che prende il nome di "Porta a Porta" ella chiosò con la sua frizzante vena creatrice che la Fiat avrebbe potuto rilanciare il proprio marchio chiamando un'auto: ""Ferrarina, Ferrarelle, o la rossa""? No? Allora glielo rammento io volentieri, era il Marzo del 2005.

Eravamo a metà Marzo nel 2005 e la Fiat, in oggettiva difficoltà, stava lavorando per uscire da un periodo di crisi preoccupante col desiderio, altresì, di affrancarsi dalla General Motors cosa quest'ultima appena riuscita (Febbraio 2005). Quali dunque le strategie, i piani, i disegni, l'architettura societaria che un manager illuminato, un self made man, il tycoon della finanza prestato alla politica aveva in mente e che in tal guisa si sentì di suggerire all'amministrazione Fiat? Semplice: una banalissima operazione di facciata. ""Al suo interno - sostenne il vate - la Fiat ha un marchio con l'immagine più forte al mondo: la Ferrari"" e dunque perché non chiamare un'auto: ""Ferrarina, Ferrarelle, o la rossa"" del resto, concluse il sommo: ""l'automobile oggi rappresenta la condizione sociale di chi la guida. E ognuno di noi vuole mostrarla ai propri figli e alla propria moglie""

Delle due l'una. O quella sera il dr. Marchionne scosse il capo, spense e andò a letto, oppure si perse quest'impareggiabile lezione di economia industriale che di fatto andava suggerendo (né avrebbe potuto esser altrimenti stante la fonte) di predere in giro il prossimo illudendolo di guidare una simil Ferrari con, di fatto, una Pandina sotto il culo.

Le immagini di ieri, un poco rubate, ci danno un Sergio Marchionne che scende dall'aereo con un sacchetto della spesa tipo supermercato. L'andatura stanca, l'ufficio che lo attende per posare i documenti e poi a casa, a dormire. Sì, vivaddio l'Amministratore delegato della Fiat è uno di noi e lei, signor Presidente del Consiglio, segua, la prego anche per il suo bene -oltre che il nostro- il consiglio più volte formulatole da questa pagina: si vergogni ad ogni sorger di sole.

[l'immagine mostra la Ferrarina a pedali della Biemme - adatta ai bimbi da 1 a 3 anni]

sabato 25 aprile 2009

Meglio zitti e vergognati


Vede signor Presidente del Consiglio se è vero che la pietà non si nega ad alcuno e che pertanto, in tal guisa, com'ella auspica, questa possa anche andare a colro che son morti combattendo ""per una causa che era una causa persa"" (son sue parole), è altrettanto vero che costoro a cui va e deve andare tutta la pietà di cui siamo capaci, son morti combattendo contro chi era spinto dalla volontà di liberare l'Italia dal Nazismo e dal Fascismo.

Vede signor Presidente del Consiglio, la Repubblica Sociale Italiana (più nota come Repubblica di Salò) e con essa i "repubblichini" aveva qual valori edificanti alcune perle quali l'antisemitismo, il corporativismo e il fascismo. Quando il Ministro della Difesa (lo scorso anno) disse che avrebbe fatto torto alla sua coscienza se: ""...non ricordassi che altri militari in divisa, come quelli della Nembo dell'esercito della RSI, soggettivamente, dal loro punto di vista, combatterono credendo nella difesa della patria, opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando quindi il rispetto, pur nella differenza di posizioni, di tutti coloro che guardano con obiettività alla storia d'Italia."" è di rara coerenza. Coerenza di chi credeva in quei valori tra cui il fascismo è certamente quello fondante.

Vede signor Presidente del Consiglio, dire che il 25 Aprle è la festa di tutti gli italiani è corretto, far passar come buona che la Liberazione dell'Italia dal giogo Nazista e Fascista è merito anche di coloro che a quel giogo (magari, glielo concedo, in buona fede) andava bene venir sottomessi, o almeno che nel fascismo credevano, non ci stiamo e in più è falso.

Vede signor Presidente del Consiglio, a questa festa si partecipa credendoci diversamente quale migliore occasione per una partita a golf, un duetto con Apicella, la lettura del libro di Brunetta ovvero di Topolino? Ancora una volta, oggi, e seppur in dichiarazioni rese alla stampa pur tali da non dover forse venir considerate ufficiali ella ha perso un'ottima occasione non solo per tacere ma anche per vergognarsi. Quella vergogna che dovrebbe far propria ad ogni risveglio mattutino e il Paese ne guadagnerebbe, mi creda.

[la foto rappresenta la fiaccolata che ogni anno a Torino si tiene la sera del Aprile]

mercoledì 25 marzo 2009

Il Capitalista e il Presidente


Signor Presidente del Consiglio sono davvero lieto ch'ella ieri abbia ancora una volta potuto immedesimarsi in una delle tante variegate figure che compongono il quasi infinito albo delle professioni. Lei, per pochi istanti, ha interpretato il desiderio di migliaia di bambini (forse di ieri ma pur sempre tanti): fare il ferroviere. Ovviamente, grazie alle sue naturali doti che le garantiscono sempre una visione gioiosa della vita, non ha mancato, nel corso del viaggio verso Roma su un fiammante treno ad alta velocità, di intrattenere giornalisti e autorità con quelle amenità che le sono proprie.

Via dunque allo sguardo fiducioso verso un radioso imminente futuro fatto di grandi opere che da subito, ad esempio, prevedono finanziamenti per 23 miliardi di euro in Sicilia (ponte sullo stretto) mentre si fatica a trovare denaro per riparare ai danni delle nevicate (10 milioni in Piemonte per danni che superano i 400); un piano casa che -accidenti- è uscito in bozza su carta intestata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri senza che lei, Presidente-operaio-ferroviere-giurista, lo avesse al riguardo licenziato; l'esortazione a lavorare più e meglio (come se il lavoro non mancasse)...

E così via tra un vezzo, un lazzo, un frizzo e una cazzata, il Presidente-operaio-ferroviere-giurista-economista giungeva puntuale nella Capitale mentre chi scrive e con lui centinaia di migliaia di pendolari viaggiava su un lercio, fetido, maleodorante regionale guidato da un solo macchinista senza alcun computer se non i suoi occhi e le sue orecchie. La foto in alto Presidente-operaio-ferroviere-giurista-economista-cialtrone, è di un sedile di prima classe (ebbene sì sono un capitalista io) di uno dei regionali che fanno la spola tra Torino e Milano e dove tra il resto non si appoggia la testa per ovvii motivi. Le lascio immaginare la seconda classe. Tutto ciò per aver fatto viaggiare lei ieri ai 300 all'ora. Possibile lei non venga nemmeno sfiorato dall'alito della vergogna? No? E allora la esorto io: si vergogni !!!

mercoledì 4 marzo 2009

Il solo Leader possibile

Come detto nel titolo e come non lascerò che il lettore -pur ben disposto per il solo fatto di leggermi- scopra all'ultimo rigo, dirò subito che il mio leader del Partito Democratico, colui capace cioè non solo di traghettare la sinistra italiana fuori dallo stagno in cui si trova ma talmente degno da raccogliere ampi consensi anche dall'elettorato attualmente schierato altrimenti, è Ignazio Marino. La biografia e il tratto dell'uomo sono facilmente reperibili in linea (allo stesso riferimento qui in uno col nome) e nelle molteplici ricorrenze che i motori di ricerca offrono a suo nome.

A me, qui, piace osservare come Marino rappresenti in uno: il nuovo, e a tal proposito direi che l'età in politica conta solo sino al punto in cui il numero delle legislature che vedono attivo il candidato è da vergogna, il degno, e al riguardo credo proprio che nessuno possa nutrire dubbi e il capace, altra dote, quest'ultima, dimostrata sia dalla recente biografia politica che dal notevole trascorso professionale.

Certamente non è egli "animale politico" né la sua attività politica si è diversamente spinta se non nell'alveo delle sue conoscenze e competenze. Ciò però a mio avviso non solo non è demerito ma anzi è vieppiù nota degna di maggior attenzione. Non vi sarà mai "nuovo" se questi vien fuori dalle fila grigie e disordinate dello stantio recinto dove la fa da padrone la corrente, il passato... la casta.

Per una volta. Per una sola volta, proviamo ad affidarci a persona più degna e capace che non sorniona e scaltra. Per una volta, per una sola volta prima di consegnare definitivamente il Paese nelle mani dei soliti guitti di periferia.

martedì 17 febbraio 2009

Meglio in compagnia

Dacché il Regno di Sardegna venne ceduto ai Savoia -e siamo agli inizi del 1700- che già contavano sul principato del Piemonte, molti e assai più di quanti sulle prime appaiano, sono i tratti che via via, nel tempo, hanno accomunato piemontesi e sardi. Quasi a costruire un denominatore comune che vuole i piemontesi taciturni, pervicaci, dal carattere un poco chiuso, stretti là nelle loro montagne con una cucina di terra e tanta voglia di farcela da soli. I sardi: taciturni, pervicaci, dal carattere molto chiuso, stretti là nella loro isola e nelle loro montagne con una cucina di terra e tanta voglia di farcela da soli.

"Meglio solo" pare dunque essere il motivo che lega sardi a piemontesi e da soli, zitti, zitti hanno fatto l'Italia. Venendo ai giorni nostri hanno messo insieme un pugno di altre cosette che senza dubbio connotano un certa concretezza nel fare più che il nulla sostenuto dalla vacuità dell'eloquio, tratto quest'ultimo non certo loro confacente.

"Meglio solo" o, per dirla in sassarese: "Mégliu soru", deve però non esser parso più strada da doversi seguire. Coloro che al nulla di un vacuo dire han deciso di affidare la disperazione di un lavoro in forse o di un'occupazione di là a venire han scelto il "Meglio in compagnia" tradendo storia, tradizione e anche un po' di quanto caparbiamente i loro avi hanno costruito. Via dunque alla costruzione di Capriccioli 1 e 2, "venghino signori palazzinari, venghino" e non temano coloro che paventano la disoccupazione: troveranno ancora parole, tante, di conforto e una Social Card da 40 Euro al mese. Forse.

giovedì 5 febbraio 2009

Undici minuti di troppo

Ogni Paese affronta gli accadimenti che scuotono le coscienze secondo il grado di maturità e quindi civiltà che negli anni e attraverso il lento quanto inarrestabile processo di crescita, ha maturato. Venendo, meno in generale, al nostro Paese, la certezza di vivere in una Repubblica nemmeno delle banane il cittadino italiano medio l'ha -tra il resto- potuta acquisire lo scorso 3 Febbraio quando, apprestandosi a vedere e sentire il notiziario nazionale più importante del giorno (mi riferisco al TG1 delle 20), ha verificato come questo, per oltre il 35% del tempo a sua disposizione abbia messo in onda tutta una serie di Servizi ampiamente di parte sul dramma che una famiglia di questo Paese vive da oltre diciassette anni.

Undici minuti e quarantuno secondi di troppo rispetto al silenzio che si dovrebbe al contrario imporre chi dopo aver da tempo e fin più del dovuto: illustrato, informato, detto, spiegato e Vespato (al dr. Vespa va infatti riconosciuta la grande capacità divulgativa del nulla, da qui il neologismo) tutto quanto necessitava, lascia ora che ognuno di quei cittadini si possa costruir da sé una personale, intima opinione. Ciò almeno è quanto avverrebbe in un Paese serio, democratico e modernamente organizzato.

Peggio. Si apprende stamane dai sottosegretari-macchiette che il Presidente del Consiglio ieri -tra un'ingiuria, lui che poverino il dialogo lo cerca ma son sempre gli altri ad attaccarlo (!) e l'altra- avrebbe affermato con la mascella volitiva e il fare pacato ma suadente di chi formula proposte alle quali è difficile non aderire, che proporrà un decreto volto ad anticipare il disegno di legge sul testamento biologico (quest'ultimo a gran forza richiesto anche dalla Presidenza della Repubblica attenta e come sempre pronta a far proprie le istanze sociali del Paese).

Strano Paese questo che presta il fianco a Stati che pur nella loro sovranità sdoganano individui dal credo nazista, approva norme che favoriscono la vendetta personale, abilita le ronde cittadine (quest'ultime tuttavia non armate), favorisce la delazione, invoca la sicurezza (!) là ove impedisce l'intercettazione telefonica ma nel contempo sottrae finanziamenti alle forze di polizia... Strano? Beh non molto se si considera che, come detto, non è paragonabile perfino con una Repubblica delle banane.

mercoledì 24 dicembre 2008

Su questo saremo giudicati !

Difficile Santità essere dalla parte di chi, sentimenti volti a infonder serenità, fiducia, calore, comprensione, amore, letizia, gioia, pace, perdono, compassione, partecipazione, carità e misericordia dovrebbe riceverli dal successore di San Pietro piuttosto che raccoglier dinieghi.

Se si parla di vita, il pensiero -se lo lasci dire- debole che tuttavia posso fin anche comprendere e che vuole il Pontefice di Roma schierarsi sulla sponda dell'ignoranza scientifica pur di non permettere a un bimbo di nascere sano, la porta a preferire la morte.

Se si parla di morte, una morte dignitosa che permetta alla persona di esser persona sino a poter scegliere uscite di scena nel modo meno traumatico e doloroso e vergognoso, allora no, lei sceglie un'indecente vita nel calvario di chi la vorrebbe ripudiare e di chi, impotente, l'assiste.

Se si parla di fede, il bene dell'anima non viene certo plasmato dalla proibizione se non accompagnata dalla comprensione, dal vietare se prescisso dall'insegnare, dall'imposizione se disgiunta dalla ragione.

In altre parole benedetto Papa, non venga la prego, nella notte di Natale a parlarci del mistero della fede perché la parola di Cristo sembra vada punto sostanziandosi un poco più in là rispetto al suo agire e al suo dire. Giovanni Paolo II in occasione dell'undicesima giornata mondiale della gioventù disse tra il resto:

"" E' nostro dovere, dunque, vivere dentro la storia, fianco a fianco con i nostri contemporanei, condividendone le ansie e le speranze, perché il cristiano è, e deve essere, pienamente uomo del suo tempo. Egli non evade in un'altra dimensione ignorando i drammi della sua epoca, chiudendo gli occhi e il cuore alle ansie che pervadono l'esistenza. Al contrario, è colui che, pur non essendo «di» questo mondo, «in» questo mondo è immerso ogni giorno, pronto ad accorrere là dove ci sia un fratello da aiutare, una lacrima da asciugare, una richiesta d'aiuto da soddisfare. Su questo saremo giudicati ! ""

Altroché Santità il suo ammonire da parrocchietta. Quello però, ne vorrà convenire anche il pastore tedesco, era Papa di altra fatta.

venerdì 7 novembre 2008

Il primo della lista

Non mi era sfuggito che nel brevissimo viaggio effettuato durante la campagna elettorale dall'allora candidato Barack Obama in Medio Oriente, al ritorno, nel far tappa in Europa, si recò a Berlino dove incontrò la cancelliere: Signora Merkel, a Parigi dove felice l'attendeva il Presidente Sarkozy e, infine, a Londra a colloquio col Primo Ministro Gordon Brown. Non venne in Italia ma, si obietterà, nemmeno andò in Spagna. Vero. Vera però è altresì l'abitudine del nostro Paese di misurarsi con la Spagna con l'intima consapevolezza di uscirne al meglio. A parte il fatto che oggi, complice una politica più seria da parte di quel Paese che in soli 30 anni (meglio ripetere: diconsi trent'anni) dalla fine cioè del Franchismo nel 1975 se forse non ha superato l'Italia qual reddito pro-capite, certamente l'ha surclassata se si guarda ai modelli politici, ai rapporti con la Chiesa, alla vita civile di un Paese da doversi obiettivamente definire serio.

A parte ciò, dicevo, se proprio ci piace piccarci della nostra superiorità abbiamo cominciato col vederci dimenticare della visita di un candidato alla Presidenza Statunitense. Poiché tuttavia quel candidato è oggi Presidente degli Stati Uniti e considerato ch'egli stamane (fonte Adnkronos ore: 8:20) ha parlato al telefono con il: ""primo ministro australiano Kevin Rudd, il britannico Gordon Brown, il canadese Stephen Harper, l'israeliano Ehud Olmert, il giapponese Taro Aso, con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con i presidenti Nicolas Sarkozy (Francia), Felipe Calderon (Messico) e Lee Myung-bak (Corea del Sud)"" direi, senza tema di smentita che il nostro Primo Ministro ha perfettamente ragione quando auspica che Dio voglia liberarci dagli imbecilli. Noi, frattanto, preghiamo Dio ch'ella sia il primo della lista.

mercoledì 5 novembre 2008

La democrazia che vorrei

Ho fatto un sogno in cui vedevo file di persone disposte per uno davanti a seggi elettorali. Gente che faceva la coda non con scazzo ma con gioia. Ho fatto un sogno dove vedevo i seggi elettorali nelle lavanderie come in chiesa, con i bimbi accanto ai loro genitori mentre questi votavano e tutti sorridevano pur compresi nel ruolo perché tutti, ognuno a suo modo, partecipavano attivamente e fattivamente alla vita del proprio Paese senza noia, senza costrizione alcuna ma per il piacere e l'orgoglio di sentirsi parte di quel Paese. Ho fatto un sogno che sembra un sogno e che è quello di vedere una donna o un uomo credere talmente in quel che fa che parte da un paesino sperduto, si mette in lotta contro tutti e sempre e forse anche più di quanto necessiterebbe ad altri, ma alla fine ce la fa e il suo, di sogno, è talmente forte, talmente alto e bello che la gente lo segue come si converrebbe verso un Dio senza aura ma con in cuore la voglia di fare. Sognavo di sentire mille predicatori per sceglierne uno e andare a pregare in una chiesa certamente senza ori e stucchi e dipinti, con le insegne al neon e le piastrelle bianche ma lì, all'ombra quasi del ridicolo avvertivo più fede di quanta speranza qui. Quando mi son svegliato, per un attimo, ho pensato non fosse un sogno poi ho sorriso della mia ingenuità. Resta la voglia, tanta, della democrazia che vorrei.

giovedì 30 ottobre 2008

Mettici la faccia

La coscienza della gente d'Italia soffre della mancanza di ideali. Non faccio questioni di colore politico ma di chi crede talmente in quel che pensa, dice e fa, che è disposto a spendere se stesso sino a metterci la faccia. Ovvio penserà chi legge. Mica tanto, io che lo scrivo e mi guardo attorno ascoltando indifferenza mentre vedo qualunquismo. Il senso civico innanzi a tutto, l'educazione ai rapporti tra cittadini e tra questi con lo stato (l'educazione civica che si insegnava alle elementari) e, da ciò, la partecipazione alla vita politica del Paese sembra siano ormai da doversi considerare retaggio del passato.

Ai cittadini, questa politica -e qui sì ne faccio discorso politico-, chiede di volersi cortesemente astenere da ogni impegno civile a meno che non sia voler graziosamente gratificare l'abnegazione ch'essa giura di porre negli interessi del Paese. Abnegazione e impegno che sino ad ora ci ha regalato più o meno quanto QUI indicato (lieto di integrarlo qualora avessi scordato qualche altro vitale provvedimento governativo).

Il dibattito politico, la contrapposizione, il manifesto disaccordo fan parte -secondo quanto non si perita di nascondere il Primo Ministro- di petulanti quanto noiosi sfridi: residui non di manufatti ma di una vecchia e ormai desueta forma di governo che una politica giovane (?) e fattiva, volentieri relega al passato. La maggioranza di Governo non viene intesa come l'espressione di un vasto consenso che tuttavia non contiene alcunché di sacrale. Il "monarca" non è per divino promanare e dunque governa non con un consenso a scadenza ma con consenso che si mantiene e -perché no- consolida proprio col buon Governo.

Non può praticare un buon Governo chi con fare decisionista a mascella forte "tira dritto". L'interesse se e quando non è particolare, è da doversi intendere e mostrare generale come generale e astratta deve essere la norma giuridica che si attaglia a chiunque. Il buon Governo della res publica tiene dunque conto di istanze e richieste di chi, nella società, vive rispettando regole nonché, per contro, chiedendo il rispetto di diritti.

Diritto e dovere allo studio ad esempio e diritto di mostrarsi in disaccordo con la compagine governativa senza per questo venir apostrofati con sufficienza e scazzo. Vede dottoressa Gelmini fosse vero che "Questo Governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente" (son parole sue dette a Norcia, nevvero?) avrebbe messo il suo bel visino nell'andare in televisione in uno dei settecento salotti disposti a ospitarla spiegando dove e come si andasse mal interpretando il suo provvedimento sulla scuola.

Fosse vero, dottoressa Gelimini, e non fosse lei longa manu di altri per ciò che attiene alle implicazioni di natura finanziaria che questa (ormai) legge comporta sulla scuola primaria, non avrebbe esitato un momento a confrontarsi col resto del mondo politico e intellettuale di questo Paese.

In altre parole, dottoressa Gelmini, se lo lasci dire: ci avrebbe messo la faccia.

Io, nel mio piccolo, la mia faccia, non graziosa come la sua la metto volentieri (in alto a destra) e altrettanto volentieri pubblico il video di Giulia Innocenzi (cfr. anche in calce) una che la sua faccia la mette perché crede in quel che pensa e fa. Appunto come dicevo.

lunedì 6 ottobre 2008

Braccia sottratte all'acconciatura

Le agenzie di informazione ci illustrano di prima mattina i punti essenziali che il nostro Presidente del Consiglio nonché fine costituzionalista, ha inteso stigmatizzare nell'intervento di chiusura, ieri, alla festa del pdl. Tra il resto egli ha ampiamente difeso l'intervento di Putin in Georgia vieppiù abietto perché perpetrato durante la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi, violando così un principio universalmente riconosciuto di tregua ovvero di non intervento durante i giochi Olimpici.

Sull'onda di un consenso dalla platea che galvanizzava il Primo Ministro, non sono mancate ulteriori illuminanti perle di saggezza. L'uomo reso tra il resto improcessabile grazie all'ignoranza piuttosto manifesta di chi ha confuso il suo ruolo con quello ascrivibile a una "alta carica dello stato" quando è noto, secondo la letteratura giurisprudenziale, com'eglia sia giusto un "Primus inter pares" e come tale, appunto, pari a ogni altro ministro del governo circa diritti e doveri, costui, dicevo, ci ha illustrato su come sia possibile effettuare dei cambiamenti nel nostro Paese solo per mezzo dell'uso dei Decreti Legge perché sempre ricorrerebbero i ""...casi straordinari di necessità e d'urgenza..."" (di cui all'Art. 77, 2° comma della Costituzione Italiana) spazzando così in un baleno la nostra sofisticata architettura legislativa.

Che si renda per altro necessario snellire l'impianto normativo è un fatto, che il ricorso alla richiesta di fiducia e che il Decreto Legge siano gli unici modelli perseguibili come se il Parlamento e la dialettica ch'esso evoca rappresenti unicamente un orpello, la dice invece lunga su come tanto il Primo Ministro quanto, da ultimo e grazie ad alcune geniali intuizioni, il Ministro dell'Istruzione rappresentino braccia sottratte all'acconciatura. Il primo perché quello dei capelli é con buona evidenza argomento che lo vede particolarmente interessato ed esperto sino a concentrare in essi le poche sue doti (cfr. Sansone), la seconda perché con le mani nei capelli di civettuole clienti la vedremmo meglio e più proficuamente impiegata.

giovedì 11 settembre 2008

Quando nulla cambiò

Quando tuttò cambiò ma tutto rimase uguale era un mattino radioso. Uno di quei giorni che sembra il cielo, il sole, la luce, il frizzante del vento, siano davvero parte di un grande disegno. Tanto grande dal non venir esattamente compreso. L'umanità spesso considera ovvio il divenire come se ogni giorno non sia di per sé un modello di perfezione astronomico stupendamente bilanciato nello spazio. Ciò porta a far sì che la vita scivoli accanto agli uomini sino a quando questi non si accorgono che sta loro sfuggendo di mano.

Quando tuttò cambiò ma tutto rimase uguale ci dicemmo che mai memoria sarebbe venuta meno. Perenne e vivido e costante il dolore ma soprattutto il rispetto dovuto a coloro che non sono qui a vivere altre mattine come quella in cui compresero come la vita e il destino, uniti in un perverso gioco, stessero loro riservando una fine maledetta.

Quando tuttò cambiò ma tutto rimase uguale le promesse e l'intima consapevole certezza che sempre avremmo celebrato quel giorno s'infrangono oggi nel vedere come il New York Times non riservi che un articoletto di spalla a destra in basso nella prima pagina al tributo e al ricordo.

Quel giornale non è da biasimare, solo però, è bene riflettere su un "per sempre" promesso quando dovremmo sapere che mai è per sempre. Il tempo lenisce, sopisce, allontana il dolore per lasciare l'inevitabile spazio alla prepotenza della speranza.

Quando tuttò cambiò, cambiò perché rimanesse uguale. Lo rammentino gli uomini. E anche gli assassini.

mercoledì 27 agosto 2008

Legittime speranze. Sogni impossibili


Il mio è un gatto nero dolce dolce. E' un micio che sfoga nella ricerca di coccole quanto la castrazione gli ha tolto sul piano fisico, delle pulsioni e delle emozioni. Talvolta, tuttavia, come ieri notte, la natura sembra avere il sopravvento sulla stoltezza dell'uomo e il micio coccolone per alcuni minuti torna ad essere felino, maschio e cacciatore. Un rigurgito d'orgoglio che mi ha fatto addormentare felice.

E' di ieri lo scioglimento della riserva circa i nomi più importanti che, tra gli altri, vanno a comporre la nuova società "Compagnia Aerea Italiana" che nasce dalle ceneri Alitalia. Sedici soci tra i quali il Presidente del Consiglio disse di poter annoverare taluni tra i suoi amici imprenditori e i cui nomi erano fin scritti e a lui noti al momento della sua elezione a Primo Ministro.

Francamente non andavamo nutrendo dubbio alcuno sul fatto che, essendo qualcuno di essi amici del premier, costoro non potevano certo essere noti ai più per nobili gesta che non per consueto malaffare. Profittatori rovina aziende: una per tutte Olivetti che nessun Paese al mondo avrebbe permesso di quell'orgoglio nazionale simil disfatta. Amici di amici, abili giocolieri nel complesso e mai davvero cristallino mare della finanza.

L'idea infine davvero geniale di una "Bad Company" volta a farsi carico degli attuali debiti di Alitalia che davvero ci piace capire come e in che modo questi non vengano fatti gravare sul bilancio pubblico, connota -ancora una volta se mai ve ne sia davvero necessità- il torbido mondo entro il quale costoro si muovono.

Cosa c'entra con ciò il mio gatto? Oh nulla è ch'io ieri notte addormentandomi per lui felice ho sognato qual non lontano il giorno in cui gli italiani di buona volontà (moltissimi), onesti (tantissimi) magari a partire da quelli che si scherniscono al grido di "Ah io di politica non mi interesso" (e poi rovinano il Paese col loro voto), vivano, col mio gatto, quel naturale rigurgito di orgoglio riunendosi sotto a una stessa bandiera (bianca, rossa e verde) e al suono dell'inno nazionale o di qualsivoglia altro inno patriottico caccino in un sol giorno tutti ma proprio tutti quei prezzolati, ineffabili, immarcescibili gaglioffi tessitori di tele lercie del loro putrido malaffare e personale tornaconto ma, si sa, i sogni son tali perché tali rimangano.

[in alto a sinistra foto di bersagliere al passo di carica]

sabato 9 agosto 2008

Torinesi d'antan

Su una vecchia Lancia Dedra in una di quelle bufere di vento e pioggia che sempre più vanno caratterizzando le estati anche a queste latitudini, muore sulla tangenziale di Torino l'ing. Lorenzo Sibona: un cartellone stradale divelto dal vento lo uccide. Padre di due bambine Sibona era uno stimato professionista alle dipendenze di Pininfarina. "Sto arrivando aveva appena telefonato alla moglie"...

Andrea Pininfarina, Amministratore Delegato e Presidente della Pininfarina è colpito e scosso dall'accaduto. Conosce Sibona che stava per essere promosso a dirigente e si preoccupa perché alla sua famiglia venga garantita tutta l'occorrente assistenza, anche legale.

Sei giorni dopo, l'8 di Agosto dopo aver salutato la moglie con un "ci vediamo per pranzo", su una Vespa mentre raggiunge il suo ufficio, muore Andrea Pininfarina.

Qualche tempo fa su "La Stampa" venne pubblicata una lettera aperta diretta a Sergio Marchionne Amministratore Delegato del Gruppo Fiat, a firma di Lorenza Pininfarina (sorella di Andrea) allo scopo di promuovere una collaborazione tra Fiat e Bertone, perché "conosciamo i Bertone, è gente seria...". Così scriveva Lorenza Pininfarina.

Per chi avesse difficoltà nel mettere a fuoco cosa sia il rigore sabaudo, la riservatezza piemontese, il fare torinese nella sua essenza: può prendere a modello questi esempi. Sia chiaro, andare in ufficio in Vespa in luogo dal venir scarrozzati da autista su potenti berline non significa necessariamente mestizia. Pininfarina viveva in una villa del '700 sulla collina torinese e Sibona, sulla vecchia Dedra non si sentiva per ciò meno in gamba, meno ingegnere.

Aiutare, ove possibile, una azienda in difficoltà in luogo di godere del suo fallimento e farsi altresì carico di prendere in prestito 400 dei suoi dipendenti per alleggerire le conseguenze della crisi Bertone, farebbe sorridere quei sordidi profittatori pronti ad arricchirsi sulla pelle del prossimo mentre invece ciò è solo in linea col nostro modo di fare, quando non mette altresì in evidenza un grande cuore.

E' forse per questo che oggi, pur nello splendere un sole magnifico non usuale per il periodo, Torino si chiude triste attorno alle famiglie di questi galantuomini come già fece con la famiglia Agnelli e sono particolarmente lieto che tra i 738 necrologi (6 pagine) su La Stampa in memoria di Andrea Pininfarina manchino quelli dei parvenu, ovvero quelli di coloro così bene insediati nei posti chiave della politica istituzionale e così presi dall'indecisione in quale, tra i propri sultanati, trascorrere le miliardarie sbandierate vacanze. Io, qui, faccio con orgoglio mio, quanto va scrivendo il Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, altra degna persona, nel salutare "...un illustre concittadino, uno stimato imprenditore, un amico sincero, un torinese".

venerdì 1 agosto 2008

La California d'Italia

E' di ieri sera la notizia che la Procura Generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione (la stessa che aveva confermato la sentenza della Corte d'Appello) avverso alla sentenza della Corte d'Appello di quella città che di fatto consente venga interrotta l'alimentazione forzata a Eluana Englaro. Se non vi fosse a lato una tragedia familiare e personale, fa sorridere che in uno alla sollevazione di conflitto da parte della Camera nei confronti della Cassazione ci si scorda -tutti- che un giudice decide e lo fa vieppiù in presenza di vuoto legislativo e il potere politico, ancora una volta, dovrebbe non solo astenersi dall'impegnare la Corte Costituzionale ma dovrebbe vergognarsi per non aver al riguardo legiferato.

La Procura Generale di Milano quindi non solo cavalca la tigre sbagliata ma dimostra anche una certa lievità nel permettersi giudizi tecnici ché se è vero non ne ha facolta né la Corte d'Appello né la Cassazione di sicuro non li ha quella Procura che, in più, non ha compreso l'alveo giuridico in cui quella sentenza è stata espressa.

In me però da tutto questo e ancora una volta sorge spontanea la domanda: una regione, la Lombardia, definita dal suo Governatore la California d'Italia che in quarant'anni ci ha dato -tra gli altri- Felicino Riva, Angelo Rizzoli jr, la dinasty Mondadori, i vari Lodi, buona parte di tangentopoli (di cui, una per tutti, la Milano da bere socialista), la schiatta dei Bossi, dei Calderoli, dei Castelli, dei Lucchini, dei Berlusconi e chissà chi dimentico: ma perché, cortesemente non fa la grazia di volersi annettere alla Svizzera? Noi, gli altri italiani non californiani, del loro "sole" e dei loro soldi, ne facciamo volentieri a meno.

giovedì 31 luglio 2008

W l'Al Italia


Il problema reale del nostro Paese risiede nei suoi abitanti. Detto così suona di rara banalità e fin puerile nell'enunciazione. Riprenderò però più avanti questo concetto. Mi sia invece concesso ora soffermarmi su alcuni aspetti dell'affaire Alitalia.

In primo luogo Alitalia avrebbe potuto trovar pace nell'accordo con Air France e questo, credo, non possa venir smentito da alcuno. Le ragioni che lo hanno impedito sono più di carattere propagandistico-elettorale che non davvero finalizzate a ottenere per la Compagnia di Bandiera, i dipendenti, gli utenti, la Nazione, condizioni di reale vantaggio rispetto a quelle proposte dalla compagnia francese.

In secondo luogo e giusto badando ai numeri quell'accordo avrebbe previsto un numero di esuberi direi inferiore all'attuale, nonché (altro aspetto per nulla trascurabile) il risparmio per tutti noi di trecento milioni di euro che, rien à faire, gravano sulla collettività trattandosi di denaro pubblico.

Indubbiamente quell'accordo poneva altresì condizioni che là ov'esse erano volte a razionalizzare tempi, voli, rotte, scali, prevedevano d'altro canto, l'ottima proposta di chiudere finalmente quella cattedrale nel deserto di Malpensa: inutile carrozzone che, pur molto caro a taluni bottegai meneghini (Governatore della Regione e Sindaco in primis), è certamente reo di aver definitivamente affossato Alitalia (nonché alcuni bagagli).

Chicca: ogni giorno della settimana il volo Air One da Milano Malpensa a Bruxelles (Brussels) AP2730 indicato sui timetable internazionali in partenza alle 7:15 (e davvero partente a quell'ora), trova indicazione sui tabelloni luminosi di quell'inutile scalo, in partenza alle 7:40. Come mai? Oh nulla solo c'è stato un malinteso al momento della comunicazione da parte di Air One a S.E.A. o chi per essa... Dal momento che correggere è troppo difficile, sui tabelloni di Malpensa continua imperterrito a venir indicato ogni giorno alle 7:40 con i prevedibili simpatici malintesi che ciò suscita in quei poveri disgraziati degli utenti.

Morale? Semplice. Sin dalla campagna elettorale la specchiata fede patriottica di colui votato a conduttore politico del Paese (che talvolta non meriterebbe la "p" maiuscola), ebbe il sopravvento nel garantire ch'egli, i nomi degli investitori italiani, li aveva già tutti scritti in un foglietto. Peccato non disse che quegli investitori (tra i quali leggo anche dell'ottimo Ligresti-dio-ce-ne-scampi) dall'affaire Alitalia si sarebbero come minimo aspettati due cose: non partecipare ai debiti, ottenere degli utili.

Nessun problema, i debiti verranno appianati attraverso una "Bad Company". Interessante algoritmo finanziario... E qui mi collego con la premessa: se questo povero Paese (che mi piace invece scrivere con la P maiuscola), non avesse qual compagine elettorale un quid di imbecilli pronti sempre a dichiarare che "Ah io di politica non mi interesso tanto son tutti uguali" e davvero costoro, una volta votato, non si interessino oltre di ciò che avviene nel Paese ma seguano -al contrario- e con scrupolosa attenzione ogni sorta di porcata televisiva volta a ulteriormente rimbecillirli, beh oggi, forse, non saremmo governati da dei Santi ma certo non da gaglioffi col riporto, il doppio petto, la faccia come il culo e la fedina penale sporca quand'anche non suggellata da patti di mafia.

martedì 15 luglio 2008

Eluana e l'iPhone

Apparentemente potrebbe apparire sin di cattivo gusto l'abbinamento tra il prodotto Apple e le traversie di quella ragazza con la sua famiglia. In verità là ove il nostro Paese (che talvolta non meriterebbe la "P" maiuscola), viene coinvolto pur nella consapevolezza del poco peso ch'esso esercita, nella rappresentazione dei Paesi civili e modernamente organizzati, le ragioni dell'abbinamento si trovano eccome.

Non permettendomi come non dovrebbe alcuno di esprimere giudizio sulla volontà di rendere lieve il definitivo e ultimo passo perché possa trovare finalmente posto accanto a Dio, Eluana, che pur ha meritato e sofferto quel posto, non mi fa specie alcuna invece che neri corvi, rapaci buoni più a prendere che a dare, diano fiato al loro fegato per versar fiele su disgrazie, dolori e sofferenze ch'essi non proveranno mai: né come padri reali, né come padri tutori dell'anima. E' questo insieme, formato dal loro dire e dal nostro prestar credito a quel vaneggiare, esser tipico dei Paesi vittime del massimalismo religioso. I Paesi terzomondisti insomma.

Innamoratomi lo scorso anno di iPhone e attendendo invano la sua importazione anche nel nostro Paese (che talvolta non meriterebbe la "P" maiuscola), ho provveduto, mesi fa ad acquistarne uno di importazione americana. Dopo pochi istanti d'uso ho immediatamente compreso due cose. E' dieci anni avanti ogni altro terminale / smartphone sinora conosciuto; è una macchina progettata per interagire con la Rete. Il produttore, in linea con i tempi, lo ha dotato di connessione Wi-Fi affinché potesse dar il meglio di sé a costo zero o estremamente contenuto... Sì, velocemente e a costo zero nei Paesi in cui è normale constatare lo sviluppo del cablaggio con Hot Spot (che non sono faretti) Wi-Fi. In italia, appunto, non sappiamo nemmeno cosa siano. E dunque? Per metterci nella condizione di navigare in rete a una velocità degna, il produttore ha allineato iPhone -che non avvertiva alcuna necessità- allo standard 3G (UMTS, HSPA, ecc.) e, dal canto loro, Tim e Vodafone, curano per benino i loro interessi facendo pagare quanto credono e quanto hanno il diritto di ritenere per l'attività in rete. Il tutto sino a quando anche il nostro Paese (che talvolta non meriterebbe la "P" maiuscola) non si allineerà con gli Hot Spot Wi-Fi e Wi-Max. Riforma della Giustizia permettendo, ça va sans dire... Come i Paesi terzomondisti insomma.

mercoledì 18 giugno 2008

Parlar Chiaro


""Basta con l'abuso della pubblicazione delle intercettazioni, un sistema che ha prodotto gravi danni alle persone e guasti difficilmente riparabili alla dialettica politica e al funzionamento delle istituzioni"" Chi dice o scrive ciò? Il portavoce Bonaiuti? Il Ministro per i Beni e Attività Culturali, Sandro Bondi? L'appena eletto Commissario Europeo ai Trasporti, Tajani? Il Ministro per la Semplificazione Calder... Ah no, lui no, è un parlar troppo forbito per uscir da quella mente. Mente? Vabbé lasciamo perdere. Sacconi? Maroni? Formigoni? Quale altro cognome in rima con "oni" o quale altra mezza tacca della schiatta governativa può mai aver pronunciato quelle parole, chi? Chi? CHI?

Ma, ma io le riconosco: queste son le parole che nel lontano 2005 a proposito del non dimenticato Antonio Fazio -uomo di Chiesa, oltre che di malaffare- ebbe a pronunciare Sua Eminenza il cardinale Antonio Ruini(1). Esatto proprio lui. Del resto, appena appena dopo la visita in Vaticano (6 Giugno) il Presidente del Consiglio a Santa Margherita Ligure (7 Giugno) ha o non ha con fiera certezza assicurato che a chi intercetta e pubblica cinque anni di galera non li avrebbe tolti nessuno? Eh sì la Chiesa ama parlar chiaro.

(1) - Fonte Repubblica.it (19 Settembre 2005)

mercoledì 4 giugno 2008

Quelli che le regole

Arrivano sgommando a bordo di una vecchia Audi A4 e si infilano nell'unico posto libero. Siamo a Torino in via Monferrato. Via Monferrato la ricordavo una come una via... Timida, illuminata da quelle fioche luci tipiche delle vie lievemente dimesse non necessariamente popolari anche se via Monferrato, là alla sinistra della Gran Madre, lo era come lo era tutta quella zona delimitata, dall'altro lato, da corso Casale. Si trovavano le classiche "piòle" (l'accento sulla "o" è perché diversamente in Piemontese la "o" si legge "u" semplice, invece piola si legge come si scrive), si beveva vino discreto e si mangiava fin bene a prezzo equo. Oggi via Monferrato ha l'illuminazione e l'assetto "trendy" che, in uno ai locali alla moda (altro che piole), la inseriscono nel giro della rutilante vita notturna torinese (non userò mai il termine "movida"). Arrivano sgommando, dicevo, e si infilano nell'unico posto libero col fare da "pit stop". Non si fermeranno quindi a lungo penso fra me. Non è così: scendono in cinque e si guardano attorno quasi con aria di sfida mentre si riassettano con l'eleganza propria dei decerebrati. A proposito, quell'unico posto libero molto ma molto ben segnalato con tanto di cartello e segnaletica orizzontale (striscie colorate al suolo), è riservato a persona disabile. Ironicamente han centrato il loro posto se si considera la loro totale mancanza di cervello una invalidità che disgraziatamente, tuttavia, nel loro specifico caso, sembra comunque garantire una sottospecie di vita e se al cervello annettiamo anche responsabilità di carattere morale e di senso civico. Doti quest'ultime che paiono più afferire l'anima che non il cervello e costoro, che han capacità di voto e che certamente andranno esprimendosi a favore della messa al confino di chi loro pulisce il culo, di anima ne hanno quanta ne può avere un escremento solido di forma cilindrica.

martedì 20 maggio 2008

L'Italia è servita

Piccolo tam tam della politica italiana:


- E' dello scorso 12 Maggio (ripreso su questo blog il giorno successivo con: "Il dovere istituzionale") il duro intervento del Capo dello Stato Vaticano, sua Santità Benedetto XVI (cfr. foto a margine), sulla legge 194 che ricordo essere legge dello Stato Italiano (cfr. uno per tutti il seguente articolo apparso su Repubblica.it). Quali le reazioni del Ministro degli Esteri Frattini? Nessuna, ci mancherebbe.


- E' del 15 Maggio la dichiarazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Famiglia, l'ex Carabiniere, fine costituzionalista dr. Carlo Giovanardi (cfr. foto a margine) che sostiene come una circolare (dell'ex Ministro Turco) non possa modificare una norma del Parlamento (cfr. Repubblica.it). Peccato fine-costituzionalista-giovanardi (che non merita il maiuscolo) che l'art. 7 di quella legge preveda, fatti salvi gli obblighi di cui al comma 1, che con periodicità almeno triennale (comma 3) vengano definite le linee guida contenenti l'indicazione delle procedure e delle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Linee Guida quindi (e non circolare) emanate per Decreto dal Ministro Turco in piena osservanza della norma (cfr. MinSalute).


- Ieri 19 Maggio il Ministro degli Esteri Frattini (cfr. foto a margine) nell'intervista resa a Maurizio Belpietro su Canale 5 (cfr. rainews24) auspica che il Premier Spagnolo Jose Luis Zapatero "indichi, ordini" all'esecutivo del suo governo di volersi cortesemente astenere dal rilasciare dichiarazioni "imprudenti ed estemporanee" -quali quelle rese del Ministro del lavoro Celestino Corbachon- sui provvedimenti che il Governo della Repubblica Italiana si appresta a varare in tema di repressione dell'immigrazione. Cosa dunque mi sfugge? Perché il Ministro degli Esteri avverte un dovere istituzionale a momenti alterni?


- E' di oggi questo interessante articolo apparso sul Corriere della Sera circa una sciocchezzuola, una lievissima modifica per Decreto Legge in approvazione domani 21 Maggio al Codice di Procedura Penale là ove si va a concedere, cito testualmente: ""...la possibilità a chi è imputato per reati commessi prima del 31 dicembre di 2001 di chiedere la sospensione del dibattimento per due mesi in modo da valutare se accedere al patteggiamento"". Per quella serie di casualità di cui il mondo è pieno, il Presidente del Consiglio (cfr. foto a margine) è punto l'esempio di chi, di quella modifica, potrà avvalersi.


L'Italia è servita. Alla prossima.

sabato 17 maggio 2008

Lorena da Niscemi

Ma tu, Lorena cosa hai conosciuto dell'amore? Cosa ne sai dolce piccolina di occhi dolci che si commuovono nel guardarti tanto tu, per lui, sei bella? Cosa ne sai di quella malinconia mista a felicità che solo l'amore quando nasce è capace far sentire? Quel molcere il core al suono di quella canzone, al sentir di quel profumo, o abbacinata e persa nell'abbagliante verde della primavera... Cosa? Cosa Lorena da Niscemi che al momento in cui la vita avrebbe potuto iniziare a disvelarsi ai tuoi occhi ha solo mostrato quanto misero, gretto, bestiale e cattivo, possa l'animo umano divenire quando anche l'ultimo dei valori: la vita, ha giusto il peso di un "game over"? Provo una pena infinita nel guadare i tuoi occhi che brillavano. Ora brilleranno in uno a quel firmamento dove un angelo si è aggiunto ai tanti, troppi, vittime di tanta miseria. Volgi altrove il tuo sguardo di perdono Lorena, noi non lo meritiamo.