mercoledì 27 agosto 2008

Legittime speranze. Sogni impossibili


Il mio è un gatto nero dolce dolce. E' un micio che sfoga nella ricerca di coccole quanto la castrazione gli ha tolto sul piano fisico, delle pulsioni e delle emozioni. Talvolta, tuttavia, come ieri notte, la natura sembra avere il sopravvento sulla stoltezza dell'uomo e il micio coccolone per alcuni minuti torna ad essere felino, maschio e cacciatore. Un rigurgito d'orgoglio che mi ha fatto addormentare felice.

E' di ieri lo scioglimento della riserva circa i nomi più importanti che, tra gli altri, vanno a comporre la nuova società "Compagnia Aerea Italiana" che nasce dalle ceneri Alitalia. Sedici soci tra i quali il Presidente del Consiglio disse di poter annoverare taluni tra i suoi amici imprenditori e i cui nomi erano fin scritti e a lui noti al momento della sua elezione a Primo Ministro.

Francamente non andavamo nutrendo dubbio alcuno sul fatto che, essendo qualcuno di essi amici del premier, costoro non potevano certo essere noti ai più per nobili gesta che non per consueto malaffare. Profittatori rovina aziende: una per tutte Olivetti che nessun Paese al mondo avrebbe permesso di quell'orgoglio nazionale simil disfatta. Amici di amici, abili giocolieri nel complesso e mai davvero cristallino mare della finanza.

L'idea infine davvero geniale di una "Bad Company" volta a farsi carico degli attuali debiti di Alitalia che davvero ci piace capire come e in che modo questi non vengano fatti gravare sul bilancio pubblico, connota -ancora una volta se mai ve ne sia davvero necessità- il torbido mondo entro il quale costoro si muovono.

Cosa c'entra con ciò il mio gatto? Oh nulla è ch'io ieri notte addormentandomi per lui felice ho sognato qual non lontano il giorno in cui gli italiani di buona volontà (moltissimi), onesti (tantissimi) magari a partire da quelli che si scherniscono al grido di "Ah io di politica non mi interesso" (e poi rovinano il Paese col loro voto), vivano, col mio gatto, quel naturale rigurgito di orgoglio riunendosi sotto a una stessa bandiera (bianca, rossa e verde) e al suono dell'inno nazionale o di qualsivoglia altro inno patriottico caccino in un sol giorno tutti ma proprio tutti quei prezzolati, ineffabili, immarcescibili gaglioffi tessitori di tele lercie del loro putrido malaffare e personale tornaconto ma, si sa, i sogni son tali perché tali rimangano.

[in alto a sinistra foto di bersagliere al passo di carica]

sabato 9 agosto 2008

Torinesi d'antan

Su una vecchia Lancia Dedra in una di quelle bufere di vento e pioggia che sempre più vanno caratterizzando le estati anche a queste latitudini, muore sulla tangenziale di Torino l'ing. Lorenzo Sibona: un cartellone stradale divelto dal vento lo uccide. Padre di due bambine Sibona era uno stimato professionista alle dipendenze di Pininfarina. "Sto arrivando aveva appena telefonato alla moglie"...

Andrea Pininfarina, Amministratore Delegato e Presidente della Pininfarina è colpito e scosso dall'accaduto. Conosce Sibona che stava per essere promosso a dirigente e si preoccupa perché alla sua famiglia venga garantita tutta l'occorrente assistenza, anche legale.

Sei giorni dopo, l'8 di Agosto dopo aver salutato la moglie con un "ci vediamo per pranzo", su una Vespa mentre raggiunge il suo ufficio, muore Andrea Pininfarina.

Qualche tempo fa su "La Stampa" venne pubblicata una lettera aperta diretta a Sergio Marchionne Amministratore Delegato del Gruppo Fiat, a firma di Lorenza Pininfarina (sorella di Andrea) allo scopo di promuovere una collaborazione tra Fiat e Bertone, perché "conosciamo i Bertone, è gente seria...". Così scriveva Lorenza Pininfarina.

Per chi avesse difficoltà nel mettere a fuoco cosa sia il rigore sabaudo, la riservatezza piemontese, il fare torinese nella sua essenza: può prendere a modello questi esempi. Sia chiaro, andare in ufficio in Vespa in luogo dal venir scarrozzati da autista su potenti berline non significa necessariamente mestizia. Pininfarina viveva in una villa del '700 sulla collina torinese e Sibona, sulla vecchia Dedra non si sentiva per ciò meno in gamba, meno ingegnere.

Aiutare, ove possibile, una azienda in difficoltà in luogo di godere del suo fallimento e farsi altresì carico di prendere in prestito 400 dei suoi dipendenti per alleggerire le conseguenze della crisi Bertone, farebbe sorridere quei sordidi profittatori pronti ad arricchirsi sulla pelle del prossimo mentre invece ciò è solo in linea col nostro modo di fare, quando non mette altresì in evidenza un grande cuore.

E' forse per questo che oggi, pur nello splendere un sole magnifico non usuale per il periodo, Torino si chiude triste attorno alle famiglie di questi galantuomini come già fece con la famiglia Agnelli e sono particolarmente lieto che tra i 738 necrologi (6 pagine) su La Stampa in memoria di Andrea Pininfarina manchino quelli dei parvenu, ovvero quelli di coloro così bene insediati nei posti chiave della politica istituzionale e così presi dall'indecisione in quale, tra i propri sultanati, trascorrere le miliardarie sbandierate vacanze. Io, qui, faccio con orgoglio mio, quanto va scrivendo il Sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, altra degna persona, nel salutare "...un illustre concittadino, uno stimato imprenditore, un amico sincero, un torinese".

venerdì 1 agosto 2008

La California d'Italia

E' di ieri sera la notizia che la Procura Generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione (la stessa che aveva confermato la sentenza della Corte d'Appello) avverso alla sentenza della Corte d'Appello di quella città che di fatto consente venga interrotta l'alimentazione forzata a Eluana Englaro. Se non vi fosse a lato una tragedia familiare e personale, fa sorridere che in uno alla sollevazione di conflitto da parte della Camera nei confronti della Cassazione ci si scorda -tutti- che un giudice decide e lo fa vieppiù in presenza di vuoto legislativo e il potere politico, ancora una volta, dovrebbe non solo astenersi dall'impegnare la Corte Costituzionale ma dovrebbe vergognarsi per non aver al riguardo legiferato.

La Procura Generale di Milano quindi non solo cavalca la tigre sbagliata ma dimostra anche una certa lievità nel permettersi giudizi tecnici ché se è vero non ne ha facolta né la Corte d'Appello né la Cassazione di sicuro non li ha quella Procura che, in più, non ha compreso l'alveo giuridico in cui quella sentenza è stata espressa.

In me però da tutto questo e ancora una volta sorge spontanea la domanda: una regione, la Lombardia, definita dal suo Governatore la California d'Italia che in quarant'anni ci ha dato -tra gli altri- Felicino Riva, Angelo Rizzoli jr, la dinasty Mondadori, i vari Lodi, buona parte di tangentopoli (di cui, una per tutti, la Milano da bere socialista), la schiatta dei Bossi, dei Calderoli, dei Castelli, dei Lucchini, dei Berlusconi e chissà chi dimentico: ma perché, cortesemente non fa la grazia di volersi annettere alla Svizzera? Noi, gli altri italiani non californiani, del loro "sole" e dei loro soldi, ne facciamo volentieri a meno.