martedì 13 maggio 2008

Il dovere istituzionale

Mi piacerebbe molto leggere le argomentazioni con cui coloro che sostengono legittime le esternazioni del cardinale di turno, andranno ora a difender qual legittimo il giudizio che il Papa ha inteso formulare verso la legge 194 "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza". Prevenendo quel che il tirapiedi (laico) del Pontefice: Rocco Buttiglione, l'unico politico costretto a dimettersi da Commissario Europeo per la sua lungimirante definizione sull'omosessualità ("indice di disordine morale"), andrà a sostenere, mi precipito a rammentare che Sua Santità Benedetto XVI è, per la Repubblica Italiana, il capo di uno stato straniero (prima che umile servo e fedele pastore della Chiesa Cattolica). Se nel frattempo non è intervenuta una ulteriore rivistazione del Concordato, rammento che qual cosa buona giusta (sì: "veramente cosa buona e giusta") v'è quella modifica al Concordato siglata nel 1984 tra il Cardinale Casaroli e l'allora Presidente del Consiglio Craxi, che statuì al suo primo punto che: "La religione cattolica non è più la religione di Stato". In tal guisa e a sottolineare come quel parere sia a cura non del presidente della CEI o un suo membro residente in Italia e cittadino italiano ma proprio del Capo dello Stato della Città del Vaticano, l'invito a non voler ingerire sulla vita politica e sociale di questo Paese, l'Italia (la Povera Italia), sarebbe quanto mai doveroso e auspicabile da parte di queste cariche istituzionali (anziché volersi occupare di improbabili querele).

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