mercoledì 5 novembre 2008

La democrazia che vorrei

Ho fatto un sogno in cui vedevo file di persone disposte per uno davanti a seggi elettorali. Gente che faceva la coda non con scazzo ma con gioia. Ho fatto un sogno dove vedevo i seggi elettorali nelle lavanderie come in chiesa, con i bimbi accanto ai loro genitori mentre questi votavano e tutti sorridevano pur compresi nel ruolo perché tutti, ognuno a suo modo, partecipavano attivamente e fattivamente alla vita del proprio Paese senza noia, senza costrizione alcuna ma per il piacere e l'orgoglio di sentirsi parte di quel Paese. Ho fatto un sogno che sembra un sogno e che è quello di vedere una donna o un uomo credere talmente in quel che fa che parte da un paesino sperduto, si mette in lotta contro tutti e sempre e forse anche più di quanto necessiterebbe ad altri, ma alla fine ce la fa e il suo, di sogno, è talmente forte, talmente alto e bello che la gente lo segue come si converrebbe verso un Dio senza aura ma con in cuore la voglia di fare. Sognavo di sentire mille predicatori per sceglierne uno e andare a pregare in una chiesa certamente senza ori e stucchi e dipinti, con le insegne al neon e le piastrelle bianche ma lì, all'ombra quasi del ridicolo avvertivo più fede di quanta speranza qui. Quando mi son svegliato, per un attimo, ho pensato non fosse un sogno poi ho sorriso della mia ingenuità. Resta la voglia, tanta, della democrazia che vorrei.

2 commenti:

Luca Bleek Sartirano ha detto...

Non lo so, penso che non siamo fatti per la democrazia che vorresti/vorremmo...

Fabrizio Zanelli ha detto...

No vero? Temo tu abbia tristemente ragione