giovedì 30 ottobre 2008

Mettici la faccia

La coscienza della gente d'Italia soffre della mancanza di ideali. Non faccio questioni di colore politico ma di chi crede talmente in quel che pensa, dice e fa, che è disposto a spendere se stesso sino a metterci la faccia. Ovvio penserà chi legge. Mica tanto, io che lo scrivo e mi guardo attorno ascoltando indifferenza mentre vedo qualunquismo. Il senso civico innanzi a tutto, l'educazione ai rapporti tra cittadini e tra questi con lo stato (l'educazione civica che si insegnava alle elementari) e, da ciò, la partecipazione alla vita politica del Paese sembra siano ormai da doversi considerare retaggio del passato.

Ai cittadini, questa politica -e qui sì ne faccio discorso politico-, chiede di volersi cortesemente astenere da ogni impegno civile a meno che non sia voler graziosamente gratificare l'abnegazione ch'essa giura di porre negli interessi del Paese. Abnegazione e impegno che sino ad ora ci ha regalato più o meno quanto QUI indicato (lieto di integrarlo qualora avessi scordato qualche altro vitale provvedimento governativo).

Il dibattito politico, la contrapposizione, il manifesto disaccordo fan parte -secondo quanto non si perita di nascondere il Primo Ministro- di petulanti quanto noiosi sfridi: residui non di manufatti ma di una vecchia e ormai desueta forma di governo che una politica giovane (?) e fattiva, volentieri relega al passato. La maggioranza di Governo non viene intesa come l'espressione di un vasto consenso che tuttavia non contiene alcunché di sacrale. Il "monarca" non è per divino promanare e dunque governa non con un consenso a scadenza ma con consenso che si mantiene e -perché no- consolida proprio col buon Governo.

Non può praticare un buon Governo chi con fare decisionista a mascella forte "tira dritto". L'interesse se e quando non è particolare, è da doversi intendere e mostrare generale come generale e astratta deve essere la norma giuridica che si attaglia a chiunque. Il buon Governo della res publica tiene dunque conto di istanze e richieste di chi, nella società, vive rispettando regole nonché, per contro, chiedendo il rispetto di diritti.

Diritto e dovere allo studio ad esempio e diritto di mostrarsi in disaccordo con la compagine governativa senza per questo venir apostrofati con sufficienza e scazzo. Vede dottoressa Gelmini fosse vero che "Questo Governo sembra essere un governo di sinistra per come ha a cuore i bisogni della gente" (son parole sue dette a Norcia, nevvero?) avrebbe messo il suo bel visino nell'andare in televisione in uno dei settecento salotti disposti a ospitarla spiegando dove e come si andasse mal interpretando il suo provvedimento sulla scuola.

Fosse vero, dottoressa Gelimini, e non fosse lei longa manu di altri per ciò che attiene alle implicazioni di natura finanziaria che questa (ormai) legge comporta sulla scuola primaria, non avrebbe esitato un momento a confrontarsi col resto del mondo politico e intellettuale di questo Paese.

In altre parole, dottoressa Gelmini, se lo lasci dire: ci avrebbe messo la faccia.

Io, nel mio piccolo, la mia faccia, non graziosa come la sua la metto volentieri (in alto a destra) e altrettanto volentieri pubblico il video di Giulia Innocenzi (cfr. anche in calce) una che la sua faccia la mette perché crede in quel che pensa e fa. Appunto come dicevo.

lunedì 6 ottobre 2008

Braccia sottratte all'acconciatura

Le agenzie di informazione ci illustrano di prima mattina i punti essenziali che il nostro Presidente del Consiglio nonché fine costituzionalista, ha inteso stigmatizzare nell'intervento di chiusura, ieri, alla festa del pdl. Tra il resto egli ha ampiamente difeso l'intervento di Putin in Georgia vieppiù abietto perché perpetrato durante la cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi, violando così un principio universalmente riconosciuto di tregua ovvero di non intervento durante i giochi Olimpici.

Sull'onda di un consenso dalla platea che galvanizzava il Primo Ministro, non sono mancate ulteriori illuminanti perle di saggezza. L'uomo reso tra il resto improcessabile grazie all'ignoranza piuttosto manifesta di chi ha confuso il suo ruolo con quello ascrivibile a una "alta carica dello stato" quando è noto, secondo la letteratura giurisprudenziale, com'eglia sia giusto un "Primus inter pares" e come tale, appunto, pari a ogni altro ministro del governo circa diritti e doveri, costui, dicevo, ci ha illustrato su come sia possibile effettuare dei cambiamenti nel nostro Paese solo per mezzo dell'uso dei Decreti Legge perché sempre ricorrerebbero i ""...casi straordinari di necessità e d'urgenza..."" (di cui all'Art. 77, 2° comma della Costituzione Italiana) spazzando così in un baleno la nostra sofisticata architettura legislativa.

Che si renda per altro necessario snellire l'impianto normativo è un fatto, che il ricorso alla richiesta di fiducia e che il Decreto Legge siano gli unici modelli perseguibili come se il Parlamento e la dialettica ch'esso evoca rappresenti unicamente un orpello, la dice invece lunga su come tanto il Primo Ministro quanto, da ultimo e grazie ad alcune geniali intuizioni, il Ministro dell'Istruzione rappresentino braccia sottratte all'acconciatura. Il primo perché quello dei capelli é con buona evidenza argomento che lo vede particolarmente interessato ed esperto sino a concentrare in essi le poche sue doti (cfr. Sansone), la seconda perché con le mani nei capelli di civettuole clienti la vedremmo meglio e più proficuamente impiegata.