giovedì 31 luglio 2008

W l'Al Italia


Il problema reale del nostro Paese risiede nei suoi abitanti. Detto così suona di rara banalità e fin puerile nell'enunciazione. Riprenderò però più avanti questo concetto. Mi sia invece concesso ora soffermarmi su alcuni aspetti dell'affaire Alitalia.

In primo luogo Alitalia avrebbe potuto trovar pace nell'accordo con Air France e questo, credo, non possa venir smentito da alcuno. Le ragioni che lo hanno impedito sono più di carattere propagandistico-elettorale che non davvero finalizzate a ottenere per la Compagnia di Bandiera, i dipendenti, gli utenti, la Nazione, condizioni di reale vantaggio rispetto a quelle proposte dalla compagnia francese.

In secondo luogo e giusto badando ai numeri quell'accordo avrebbe previsto un numero di esuberi direi inferiore all'attuale, nonché (altro aspetto per nulla trascurabile) il risparmio per tutti noi di trecento milioni di euro che, rien à faire, gravano sulla collettività trattandosi di denaro pubblico.

Indubbiamente quell'accordo poneva altresì condizioni che là ov'esse erano volte a razionalizzare tempi, voli, rotte, scali, prevedevano d'altro canto, l'ottima proposta di chiudere finalmente quella cattedrale nel deserto di Malpensa: inutile carrozzone che, pur molto caro a taluni bottegai meneghini (Governatore della Regione e Sindaco in primis), è certamente reo di aver definitivamente affossato Alitalia (nonché alcuni bagagli).

Chicca: ogni giorno della settimana il volo Air One da Milano Malpensa a Bruxelles (Brussels) AP2730 indicato sui timetable internazionali in partenza alle 7:15 (e davvero partente a quell'ora), trova indicazione sui tabelloni luminosi di quell'inutile scalo, in partenza alle 7:40. Come mai? Oh nulla solo c'è stato un malinteso al momento della comunicazione da parte di Air One a S.E.A. o chi per essa... Dal momento che correggere è troppo difficile, sui tabelloni di Malpensa continua imperterrito a venir indicato ogni giorno alle 7:40 con i prevedibili simpatici malintesi che ciò suscita in quei poveri disgraziati degli utenti.

Morale? Semplice. Sin dalla campagna elettorale la specchiata fede patriottica di colui votato a conduttore politico del Paese (che talvolta non meriterebbe la "p" maiuscola), ebbe il sopravvento nel garantire ch'egli, i nomi degli investitori italiani, li aveva già tutti scritti in un foglietto. Peccato non disse che quegli investitori (tra i quali leggo anche dell'ottimo Ligresti-dio-ce-ne-scampi) dall'affaire Alitalia si sarebbero come minimo aspettati due cose: non partecipare ai debiti, ottenere degli utili.

Nessun problema, i debiti verranno appianati attraverso una "Bad Company". Interessante algoritmo finanziario... E qui mi collego con la premessa: se questo povero Paese (che mi piace invece scrivere con la P maiuscola), non avesse qual compagine elettorale un quid di imbecilli pronti sempre a dichiarare che "Ah io di politica non mi interesso tanto son tutti uguali" e davvero costoro, una volta votato, non si interessino oltre di ciò che avviene nel Paese ma seguano -al contrario- e con scrupolosa attenzione ogni sorta di porcata televisiva volta a ulteriormente rimbecillirli, beh oggi, forse, non saremmo governati da dei Santi ma certo non da gaglioffi col riporto, il doppio petto, la faccia come il culo e la fedina penale sporca quand'anche non suggellata da patti di mafia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vivo a 30 km da Fiumicino, in un posto che ospita circa 3000 dipendenti dell'Alitalia.
Nessuno fa il salti di gioia qui.
Con Air France gli esuberi sarebbero stati 2500, con la nuova "formula" governativa si parta del doppio, ma c'è chi è ancora più pessimista.
E allora?
Romano Prodi voleva male all'Italia svendendo la compagnia di bandiera ai francesi o piuttosto voleva il bene di migliaia di famiglie?