venerdì 4 aprile 2008

Il tempo del rimpianto

Io non credo vi sia il tempo per la ricorrenza trascorso il quale essa non sia più pertinente, esiste al contrario e sempre il ricordo quando non anche il rimpianto che, vieppiù, acuisce la mancanza. Un non detto che se è vero non avrei avuto comunque mai modo di dire, v'è al contrario un comprendere per parte mia che rende tale quel rimpianto. Compresi solo negli ultimi anni del suo pontificato Karol Wojtyla.

Compresi dunque tardi l'infinita intelligenza che contraddistinse il cammino primario di quel Papa che capì come nel nuovo millenio egli dovesse spendersi mediando evangelizzazione e apertura verso il resto del mondo. Giudicai un atto dovuto quello che invece era un atto di forza là ove egli invocò il perdono per tutti i crimini commessi dalla Chiesa e sebbene rimasi folgorato anch'io dalle oceaniche folle di giovani innamorati di vita a Denver, Manila e soprattutto Roma durante il Giubileo, non compresi ch'egli stava dando a quei ragazzi giusto ciò ch'essi andavano domandando nel loro incerto cammino: qualcosa in cui credere. Scambiai quella necessità di specchiare -suo tramite- il proprio animo in Dio per isteria collettiva, fenomeni di fideismo dalla dubbia valenza sul piano della dottrina. Fui un osservatore laico poco attento anche quando bollai con lo stesso giudizio coloro che usciti di discoteca macinarono centinaia di chilometri per andare a Roma a rendergli omaggio. Se è vero che le aperture di Papa Montini in ottica a mio avviso illuminista (basti citare l'enciclica "Populorum progressio") non trovarono seguito nell'ortodossia di Giovanni Paolo II, è altresì vero che Paolo VI si mosse in un periodo storico molto diverso. Dalla caduta del muro di Berlino e della cortina di ferro del Regime sovietico, la commistione tra un capovolgimento politico e il venir meno di alcuni precetti morali, avrebbe potuto portare conseguenze ancor più temibili di quanto l'etilico vapore della libertà non esercitò di per sé nei confronti di coloro moralmente meno forti.

Averlo capito tardi mi spinge ora a rimpiangerlo fin più di coloro che gli dichiararono da subito stima e affetto. Son passati tre anni da quel 2 Aprile 2005 e di certo siamo o almeno io mi sento più solo.

2 commenti:

Vale ha detto...

E ora c'è ratzinger..

Anonimo ha detto...

Ero sotto le finestre di San Pietro, 3 anni fa. Un sacco di gente...
Nemmeno io avevo capito, nè sapevo ciò che ci aspettava dopo...