martedì 9 ottobre 2007

Grazie Karolinska Institutet

Ieri i media online prima e i notiziari televisivi poi han dato ampio risalto all'assegnazione del Premio Nobel per la medicina al professor Mario Renato Capecchi tra gli altri.

La soddisfazione di un Nobel si allarga come è giusto a comprendere anche il Paese nel quale egli vide la luce ma finisce lì. Non possiamo né batterci il petto più di tanto e nemmno intonar la solfa pur vera dei ricercatori che fuggono. Possiamo invece sì, dolerci un poco per la dimenticanza dell'italiano da parte dello scienziato (che rimane la sua madrelingua) mentre dovremmo, a mio avviso, plaudire il comitato dell'Istituto Karolinska per aver dato a intendere quale sia il cammino che la scienza è bene percorra.

Perseguire lo studio delle cellule staminali con l'obiettivo di raggiungere risultati che mettano anche un solo malato nella condizione di vivere meglio ovvero permetta a un mieloleso di alzarsi dalla sua carrozzina mentre si va a consentire cure preventive affinché mai più -ad esempio- ricorrano malattie genetiche, è perseguire la strada della luce contro le tenebre clerical conservatrici dell'ottusità, dell'ignoranza e della pochezza.

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