martedì 11 settembre 2007

Venti metri sotto al cielo

Uffa. A me andare lassù è piaciuto sempre poco. Avevo chiesto a Richard di sostituirmi ma ha mal di denti. Farà ridere ma lo capisco, già una riunione sui probabili standard delle politiche fiscali da Sachs è una pizza che te la raccomando ma Van Burel ha detto che qualcuno di noi deve esserci e così è toccato a me. "La ringrazio" gentile l'addetto alla reception che mi porge il pass. Certo che sai la noia esser a piano terra sempre nel più alto grattacielo del mondo e comunque poverino non vede mai il sole. Oh eccomi, accidenti l'ascensore, 10 piani in frenata e non si avverte. Che figata. "Buongiorno, mi chiamo Bergstein, Daniel Bergstein... Grazie, sì d'accordo". Oh m'è toccata la vista su Manhattan, accidenti che cielo manca poco alle nove, che ora insolita... Siam talmente in alto che quell'aereo sembra ci passerà a pochi metri e invece è già alto nel cielo, veramente sta scendendo, deve avere un problema, speriamo ci passi accanto e... Tutto si perse nell'infinito, nel dilaniante dolore di chi impotente guardava al cielo e di chi a un passo dal cielo agognava la terra mentre qualcuno già nell'eterno aveva capito tutto. Noi non ancora

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