lunedì 13 agosto 2007

Disperati e soli

Chi non ha provato sgomento nel vedere e sentire dell'orrenda fine di quei quattro piccoli alla periferia di Livorno e chi non ha mai provato fastidio nel vedere quegli accampamenti alla periferia delle città. Come si concilia la tolleranza con la paura che, diciamocelo, è ben legittima ma non posso tollerare l'ipotesi, che forse ha valenza maggiore del solo supporre, che degli zingari le amministrazioni comunali non si occupino perché a fondo perduto. Nemmeno mi piace, ora, quel partire lancia in resta da parte di tutti facendo anche di questa vicenda, motivo di scontro tra fazioni politiche che nell'effimero agostano si presentano con magliette firmate per sentenziare sul nulla. Ciò che davvero conta e che strazia è sapere quei bimbi là, in un freddo obitorio con nelle orecchie le parole del medico legale che disse di quei due dei quattro corpicini trovati abbracciati tra loro nell'insitintivo disperato e strenuo tentativo di tener lontana la morte. Disperati e soli.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Riflettendoci mi sono sentita molto a disagio. Quel disagio che si prova nell'inorridire ad una notizia come questa e allo stesso tempo pensare che, svoltato l'angolo della strada, basta imbattersi in ragazzini della stessa eta' ed etnia per dimenticare le tragedie e provare il solito fastidio e timore al vederseli gironzolare intorno. E mi chiedo insistentemente se questa sia ipocrisia o una reazione quasi "normale" ad avvenimenti e percezioni soggetti ormai ad un giudizio e una convenzione sociale. Certo qualsiasi sia la risposta non aiuta: si tratta sempre di una triste risposta.

Fabrizio Zanelli ha detto...

La reazione è certamente nella norma anche se, talvolta, occorrerebbe avere il coraggio di guararli con occhio diverso. Una volta avvicinati, rotto lo schermo di diffidenza (che peraltro è reciproca), ci troveremo di fronte a dei piccoli uguali a tutti gli altri...

Anonimo ha detto...

Si', Fabrizio, hai sicuramente ragione, per il 99% dei casi, ma non riesco a dimenticare quel caso in cui mi sono sentita le mani addosso da un ragazzino rom forse appena dodicenne, che altro non cercava che di infastidire una ragazza. Da fifona quale sono questa immagine, anche se non ha avuto alcuna conseguenza, e' quella più ricorrente quando ad avvicinarsi sono ragazzini che seppur giovanissimi sono anche più grandi di me, che come sai non sono un gigante. Diverso e' forse con bambini più piccoli, che di per se' ispirano più fiducia e tenerezza. Ma quando si resta scottati una volta (e va bene) difficilmente ti viene spontaneo sfidare la sorte un'altra volta. Non dico sia giusto, ma forse umano. Chissa', forse un giorno riusciro' a riguadagnare quella fiducia e tenerezza che ispirano i piccolianche verso i più grandicelli. Certo e' che incontrandoli nuovamente sul mio cammino mi risuoneranno le tue parole e per lo meno mi chiedero' se non sia il caso di rompere il silenzio e la diffidenza e tentare di entrare in contatto con loro.