Le spalle ricurve, la bocca ferma in un sorriso senza ragione e lo sguardo cisposo ormai spento. Guardavi quel cespuglio ingiallito dall'autunno e dall'incuria in un giardino che come quei cani randagi da sempre, ha colori e forme indefinite. Seduto là da solo e talmente lontano nei tuoi pensieri che il tuo corpo sembrava essere senz'anima, ti guardavo curioso in attesa.
Ti guardavo anche mentre chiudevano un telo su quegli occhi cisposi azzurri e vitrei. Gemme di mare perse nell'infinito e pensieri dissolti nell'oblio. Un'anima che vola verso la luce mentre io, qui, cretino e solo, ancora aspetto un cenno per venire con te.
martedì 23 ottobre 2007
Appena un cenno
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1 commento:
Un post bello e triste allo stesso tempo.
E' sempre un piacere tornare da queste parti, caro Fabrizio.
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